lunedì 3 febbraio 2014

Timidezza, che fare?

L'incontro sulla timidezza è stato sicuramente utile e produttivo.
Vorrei postare sul blog alcune tra le considerazioni che mi sono sembrate importanti, emerse dall'incontro:

- Come genitori è importante non avere fretta di "affibiare" al proprio figlio l'etichetta di "bambino timido".
Se un bambino si percepisce come "timido" sará meno spronato ad interagire con gli altri poichè penserá "sono timido, non c'è nulla da fare". E se è un genitore a definire il bambino "timido", egli ci crederá, poichė sa che il genitore ha ragione rispetto alle proprie affermazioni. Se un insegnante verrá a conoscenza dal genitore che suo figlio è timido potrá, chiaramente non intenzionalmente, mettere in atto delle modalitá di relazione con lui che potranno andare a rinforzare proprio i comportamenti di timidezza.

- È importante non avere aspettative irrealistiche.
 Non é logico pensare che un bambino prudente e un pò diffidente, in una situazione sociale nuova oppure un pò caotica possa essere estroverso e sicuro di sè. Del resto anche un bambino estroverso in una situazione non nota può rivelarsi particolarmente timoroso ed insicuro.

- È opportuno non far fare al bambino il passo più lungo della gamba.
Se nostro figlio ha dei comportamenti di timidezza non possiamo pensare che ad una festa di compleanno di un amichetto possa buttarsi nel gruppo più o meno grande dei bimbi invitati e giocare con naturalezza e spontaneitá.
Piuttosto ha maggiore utilitá, al fine di migliorare i comportamenti di timidezza, invitare un bambino alla volta presso la propria abitazione, al fine di consentire al proprio figlio di sperimentarsi socialmente con maggiore tranquillitá.

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